ASSOCIAZIONE GENETICA ITALIANA
SCUOLA DI CORTONA
Cortona, 3-5 Giugno 2002
"Origine della Vita sulla Terra"
Lunedì 3 Giugno 2002
INTRODUZIONE ALL'ASTROBIOLOGIA:
Astrobiologia: dalle stelle alla vita nell'universo
Julian Chela-Flores
The Abdus Salam International Centre for Theoretical Physics,
Strada Costiera 11; 34014 Trieste, Italy.
Phone: +39-040-22-40 392; Fax: +39-040-22-41 63
E-Mail: chelaf@ictp.trieste.it
URL: http://www. ictp.trieste.it/~chelaf/index.html
Nella nostra presentazione faremmo
un riassunto di vari aspetti della nuova scienza dell'Astrobiologia,
ossia dello studio dell'origine, evoluzione, distribuzione e destino
della vita nell'universo. Nel futuro, fra 10 a 20 anni, probabilmente
il progresso in quest'area di ricerca sarà dovuto al fatto
che le principale agenzie spaziale hanno programmato una serie
di missioni nel sistema solare. Ci saranno parecchi opportunità
per inserire alcuni esperimenti nelle sonde che dovrebbero esplorare
la superficie dei pianeti e satellite. Forse, saremmo anche in
grado di esplorare gli oceani del sistema solare alla caccia dei
microrganismi non collegati al nostro albero filogenetico. Alcuni
di questi esperimenti dovrebbero aggiungere una più profonda
comprensione dei meccanismi della biologia molecolare rilevante
all'origine della vita. Esse possono chiarire come tali processi
sono stati modificati per l'evoluzione Darwiniana fino alla complessità
della cellula eucariotica dei nostri giorni.
Dopo una breve considerazione dell'evidenza a favore dell'evoluzione
convergente, due tipi di esperimenti saranno discussi: il primo
nell'area della genetica, ed il secondo nell'area dell'elettrofisiologia
dei canali ionici.
Vedremmo, infine, come il secondo esperimento focalizzerebbe la
sua attenzione sulle primi stadi dell'evoluzione Darwiniana. Quindi,
l'elettrofisiologia in questo contesto potrebbe essere considerata
complementari al approccio astronomico. Infatti, un gruppo i astrobiologi
fanno uso di radiotelescopi nello studio dell'evoluzione biologica
nell'universo. Con la sua metodologia gli 'bioastronomi' conducono
uno studio delle onde elettromagnetiche nell'universo per trovare
segni del possibile comportamento intelligente. Questa ricerca
focalizza la sua attenzione sulle stadi più avanzati dell'evoluzione
Darwiniana.
1. Dalle stelle alla vita nell'universo
Penso che e' utile cominciare con una frettolosa presentazione delle missione planetarie piu' notevole del passato, presente e futuro:
Il progetto Darwin, per la scoperta
di segni di vita con lo interferometro spaziale nell'infrarosso
fino a una distanza di 20 parsec, cioe' evidenza di vita a piu'
di 20 anni luce da noi.
Tutte queste missione dimostrano che il problema dell'origine
della vita e' un problema esperimentale al livello del sistema
solare. Avremo di fare riferimento a parecchie discipline diverse
fra di loro: astrofisica, scienze planetarie, oceanografia e microbiologia
fra altri.
Tutti gli argomenti sono raggruppati sotto il nome dell'astrobiologia,
oppure con uno di suoi due sinonimi: l'esobiologia, ed anche la
bioastronomia.
Possiamo chiederci cosa e' l'astrobiologia?
L'astrobiologia, infatti, ci propone lo studio
o dell'origine,
o l'evoluzione,
o la distribuzione, ed
o il destino della vita nell'universo.
Nell'origine della vita nell'universo cerchiamo di trovare risposte almeno a tre domande:
o Quale sono i mattoni per cominciare
il processo
della vita, un programma di ricerca che ha cominciato con Stanley
Miller 50 anni fa?
o Quale sono i meccanismi al livello della biologia
molecolare?
o Dove ha avuto inizio la vita?
Nell'evoluzione della vita, ci
interessa capire:
Quando? e quale sarebbero i risultati eventuale del processo evolutivo
al di la' della Terra, a differenza del caso, di Charles Darwin?
Nella distribuzione della vita invece, ci interessa capire fra
tutti i centinaio, or sono, di pianeti extrasolare che conosciamo
fino adesso: Quando saremmo in grado di trovare una seconda Terra?
Il destino della vita nell'universo dipende della risposta alla
domanda:
Questa domanda ci porta al problema
di una seconda genesi, ed anche all'evoluzione del comportamento
intelligente, e finalmente, dobbiamo considerare nel contesto
del destino della vita alcuni implicazioni culturale.
Dal punto di vista del biologo, l'astrobiologia e' proprio sulla
frontiera delle scienze della vita; anche la genetica trova un
campo d'applicazione molto al di là della sua presente
frontiera.
Voglio tornare adesso alla discussione della possibilità
di trovare nel nostro sistema solare, alcuni posti dove possono
emergere degli microrganismi.
Il punto principale della discussione e' il possibile confronto
nel futuro prossimo con un microrganismo non direttamente collegato
alla nostra linea evolutiva, per così dire: 'non collegato
al nostro albero della vita. Forse i tre rami dell'albero possono
essere universale, per evoluzione convergente.
Supponiamo per un momento che il microrganismo di un altro albero
della vita, entro nostro sistema solare, possa essere raggiunto.
2. Quale dovrebbero essere gli esperimenti che ci servono?
Dal punto di vista dell'evoluzione,
ci sono alcune considerazione che dobbiamo ricordare nel prossimo
gruppo di illustrazioni.
Prima di tutto la convergenza dell'evoluzione nel senso di più
ampio respiro, non soltanto nella biologia.
La convergenza, l'abbiamo al livello molecolare: al livello evolutivo
piu' basso, la convergenza sarebbe nelle lipases e serine proteases.
Loro hanno siti attivi identici (His, Ser, Asp che formano una
triade catalitica) invece il suo folding e' completamente diverso.
Possiamo dire che coincidono fra di loro, per convergenza evolutiva.
Un altro esempio, ancora, della convergenza dell'evoluzione, lo
troviamo negli vertebrati, ossia nei fra gli uccelli. C'e' una
convergenza molto nota fra i rondini ed i rondoni. Questi due
gruppi di uccelli appartengono a due ordine abbastanza lontani
fra di loro: Ma le coincidenze nelle sue proprietà anatomiche
permettono a queste uccelli il ben noto volo veloce, appunto,
grazie alla evoluzione convergente.
Un secondo fattore di convergenza e' rappresentato per i meccanismi
di formazione dei sistemi solare. I comete sono un fattore rilevante
per la formazione dell'idrosfera, ed anche l'atmosfera dei pianeti
abitabile.
Essi hanno portato sulla Terra, nell'epoca del grande bombardamento,
una quantità significativa d'acqua a nostri oceani. La
fonte di questi comete e' la nube di Oort, ed la cintura di Kuiper,
caratteristiche di nostro sistema solare che sembrano essere in
comune con altri sistemi solare.
Altri fattori contribuiscono alla formazione dei pianeti abitabile.
Infatti, nelle meteorite, come il Murchison, si trovano elementi
essenziali alla formazione delle cellule. Si trovano sulla meteorite
delle molecole di rilevante importanza per la vita come, ad esempio,
lipidi, nucleotidi, ed addirittura 70 aminoacidi.
Si la presenza delle biomolecole sulla Terra primitiva e' il prodotto
del bombardamento dei comete e meteoriti,
lo stesso fenomeno potrebbe capitare altrove, in qualsiasi dei
pianeti extrasolare che conosciamo. Nella riga superiore vediamo
il nostro sistema solare, e nella riga inferiore c'e' la scala
di distanza in unita' astronomiche, pari alla distanza Terra-Sole.
3. Le missione planetarie
Con le missione planetarie dal
1960 al 1970 abbiamo riuscito a avere una visione abbastanza buona
di tutti i pianeti del sistema solare. In questo elenco manca
soltanto il pianeta Plutone.
Oggi, grazie alla missione Galileo, la cui partenza fu nel 1989
ed il suo arrivo in Giove fu nel 1995, abbiamo la consapevolezza
di un nuovo mondo che può ospitare la vita. Fra i satelliti
galileani, su Callisto ed Europa troviamo una interessante possibilità
di vita extraterrestre.
Prima di tutto, Callisto (a sinistra) ha delle proprieta' magnetiche
che suggeriscono la presenza di un oceano di acqua salata. Europa
(a destra) ha, anche essa, la possibile presenza di un oceano
interno.
Europa gira attorno a Giove secondo una orbita ellittica. Essa
e' costretta a tale movimento per gli altri satelliti galileani.
In conseguenza, Europa possiede una fonte di calore intrinseca
per il effetto di 'maree', prodotto della vicinanza di questo
satellite al suo pianeta gigante. C'e' quasi certamente un oceano
globale sotto una corteccia di ghiaccio, forse anche più
sottile della corteccia di ghiaccio del Lago Vostok. Nell'area
di 4 Km sembra dimostrare dove l'acqua abbia attraversato la superficie
prima del suo congelamento.
Secondo le misurazione di Galileo del momento di inerzia di Europa
suggerisce un nucleo interno, un mantello roccioso ed una superficie
principalmente di acqua.
I crateri d'impatto sono meno profondi da quello che aspettavamo
sulle superficie solide come ad esempio la luna. Le righe sulla
superficie, conosciute come lineae. Queste lunghe righe misurano
da 150 a 2,700 km di lunghezza ed alcuni chilometri di larghezza.
Questa proprieta' ci fornisce alcune indicazione sulla natura
del ghiaccio.
4. Luoghi dove troviamo condizioni simile all'origine della vita
Il primo esempio corrisponde alla
vita nel caldo estremo. Nei fondali degli oceani terrestre ci
sono delle 'fumarole', ossia delle formazione vulcaniche.
Esse sono fonti di vita per microrganismi che amano le condizione
ambientale di calore estremo. Diciamo che loro sono microrganismi
termomofili. Queste formazione vulcaniche sembrano essere proprio
dei "camini neri che eruttano in continuazione acqua calda.
Attorno ai camini neri si sviluppa tutto un ecosistema di animali
pluricellulari. La loro sopravivenza dipende delle batteri che
sono in grado di metabolizzare sostanze inorganiche, come ad esempio
lo zolfo.
Il secondo esempio corrisponde alla vita non piu' nel caldo estremo,
ma piuttosto nel freddo estremo. Consideriamo Antartica per alcuni
momenti: sotto una corteccia di circa 4 mille metri di ghiaccio,
sopra roccia di 3 miliardi d'anni, e' sommerso un enorme lago
(addirittura 270 Km di lunghezza circa ed 50 Km de larghezza)
.
Infatti, insiemi agli valli aride, troviamo luoghi di grande interesse
per capire l'origine della vita. Il lago si trova proprio sotto
la base Russa di Vostok, e quindi e' conosciuto come "Lago
Vostok". E' dunque un ambiente favorevole per lo sviluppo
di un ecosistema di microrganismi.
In questo contesto e' notevole che l'ecosistema abbia rimasto
sigillato per ben un milione d'anni, or anche di più. E'
un mistero cosa abbia capitato con l'evoluzione in questo ambiente
chiuso.
D'altro canto le valle aride si trovano in una zona più
vicina alla costa dell'Antartica dell'Est. Essa e' geologicamente
più recente delle rocce sotto il lago Vostok. Questi valle
sono fonte di analogie per la sopravivenza di microrganismi in
altri mondi, già che conosciamo abbastanza bene la microflora
e microfauna delle valle aride.
Il nostro interesse particolare in questi laghi e' dovuto all'evoluzione
biologica in condizione estreme, in possibile analogia con gli
oceani che già conosciamo in nostro sistema solare. Gli
oceani del sistema solare sono, in principio, raggiungibile con
la presente tecnologia, nonostante il fatto che alcuni problemi
debbono ancora essere risolti.
Un robot che sarebbe in grado di penetrare il ghiaccio fino a
una certa profondità e' una possibilita' che ha stato discussa
dagli anni 90. Per il suo scopo, il nome di questo robot e': "criobot".
Le prime prove dell'anno scorso sono stati molto incoraggianti
La possibilità di un idrobot, capace di portare avanti
delle esperimenti in acqua liquida sotto una superficie ghiacciata,
ad esempio negli oceani del sistema solare, e' ancora piu' lontana.
Insieme loro sarebbe in una posizione vantaggiosa per l'esplorazione
della frontiera piu' misteriosa del sistema solare l'oceano
di Europa
Con questo pacchetto tecnologico possiamo chiederci quale tipologia
di esperimento biologico meriterebbe una opportunità nell'interiore
dell'oceano. Le prossime illustrazione focalizzeranno su questa
domanda.
5. Microrganismi non collegati al nostro albero della vita.
Consideriamo due esempi di esperimenti
ipotetici nel sistema solare, che comunque dovrebbero essere perfezionati
prima di essere inseriti nell'idrobot, il primo nel campo della
genetica; il secondo nel campo dell'elettrofisiologia dei canali
ionici.
Nel albero della vita, al livello cellulare, una delle tre branche
e' eucariotica, compressa le cellule umane. Questi sono delle
cellule complesse con diverse strutture interne ed sopratutto
un nucleo lipidico che copre il materiale genetico. Sulla Terra
i nostri oceani sono pieni di microrganismi eucariotici. Un esempio
sono i diatomea: Per ogni litro di acqua dell'oceano, ci sono
dieci milioni di diatomea.
L'evoluzione puo' davvero provvedere gli oceani con abbondate
esempi di microrganismi assai evoluti. Gli altre due branche dell'albero
cioe' gli batteri ed gli archea, sono delle cellule procariotiche,
che non possiedono un nucleo centrale.
Fra i primi esperimenti biologici della esplorazione sia delle
oceani, oppure altre ambiente di acqua liquida, come sotto la
superficie marziana, dobbiamo rispondere alla domanda:
Si l'evoluzione convergente ha avuto luogo altrove, sarebbe possibile
che i microrganismi abbiano raggiunto il livello eucariotico?
Un esempio di cellule procariotiche sono gli cianobatteri, come
ad esempio, l'Oscillatoria, a cui mancano un nucleo interno. Sulla
Terra i procarioti hanno avuto la sua prima apparizione, d'accordo
ai fossili che conosciamo, quasi in un istante geologico. basta
solo considerare i micofossili di ben due miliardi e mezzo di
anni fa (o forse un miliardo di anni di piu', si l'evidenza proposta
per Schopf risulta eventualmente valida).
In qualsiasi di due casi la analogia di un "istante geologico"
rimane valida, gia' che l'eta' della Terra stessa e solo di quattro
miliardi e mezzo di anni.
Su queste rocce antiche ci sono delle microfossili di cianobatteri.
Ossia ci sono delle biomarcatori che suggeriscono la presenza
di vita procariotica.
All'epoca della sua fossilizzazione, esse formavano corpi pluricellulare
che conosciamo come i stromatoliti.
Ancora oggi troviamo delle stromatoliti negli oceani, ad esempio
in Australia.
A questo punto, sembra evidente che l'evoluzione delle cellule
procariotiche sono intimamente legate all'evoluzione del pianeta
stesso.
Dunque la prima domanda che sorge nell'esplorazione del sistema
solare e' quale sono i biomarcatori dell'evoluzione.
I procarioti, come i cianobatteri, sembrano essere una conseguenza
dell'evoluzione planetaria, sia su un ambiente simile alla Terra,
o su un satellite simile ad Europa.
Possiamo dunque chiederci si sarebbe possibile riconoscere si
la transizione alla eucarioticita' ha avuto luogo entro nostro
sistema solare.
In principio sarebbe possibile l'alterazione della pressione osmotica
di una cellula che possiamo trovar in un oceano, oppure nel sottosuolo
marziano. Tale alterazione distruggerebbe la membrana del nucleo
permettendo acceso al materiale genetico.
Dopodiché, con una tinta come la Giemsa si procederebbe
allo studio della struttura del materiale genetico.
Il risultato di questo processo e' vincolato al grado di compatezza
del materiale genetico. In altre parole, il grado di eterocromaticita'
potrebbe essere considerato come un primo biomarcatore dell'evoluzione.
La nostra percezione del grado di evoluzione raggiunto per un
microrganismo, comincerebbe ad essere più precise. Questo
tipo di esperimento contribuirebbe alla nostra comprensione della
possibilità che la eucarioticita' abbia fatto i primi passi
altrove.
Nelle più bassi livelli evolutivi si può capire
delle risposte fisiologiche, si la via verso il comportamento
intelligente ha già cominciata. Possiamo capire che i più
semplici microrganismi, come i Paramecium hanno una prima risposta
elettrofisiologia.
Adesso sappiamo che ci sono dei canali di calcio collegati al
movimento. Anche negli organismi pluricellulari (la medusa ci
fornisce un buon esempio), ci sono già delle rette nervose.
Esse sono un primo passo verso un sistema nervoso, che possono
eventualmente provvedere il primo stadio per un comportamento
intelligente.
Anzi, ci sono altri esempi: Nelle platelminti, la rette nervosa
ha fatto passi più importanti verso un sistema nervoso
più sviluppato. Gangli cerebrale in questi animali e' un
fatto abbastanza ben documentato.
Nel contesto del possibile, potremmo riuscire a trovare microrganismi
negli oceani di Europa, oppure nel sottosuolo marziano. In ambedue
casi c'e un esperimento che può essere condotto a distanza
astronomica con soltanto bracci robotici. Infatti, possiamo chiederci
si i microrganismi hanno dei canali ionici.
Queste proteine della membrana cellulare rappresentano un primo
passo verso l'emergenza di neuroni. L'eventuale evoluzione dei
cervelli sarebbe favoreggiato per la pressione evolutiva al di
là dei gangli cerebrale.
Abbiamo visto precedentemente che i primi segni dell'evoluzione
verso il comportamento intelligente hanno gia' capitato precocemente
sulla Terra.
Nelle primi passi dell'evoluzione degli organismi pluricellulari
che apparvero nel periodo precambriano sistemi nervosi primitivi
sono gia' presente, ad esempio nella medusa.
Per concludere voglio riflettere sulla nostra consapevolezza sull'evoluzione
universale del comportamento intelligente. Questo aspetto notevole
dell'origine della vita nell'universo non dipende soltanto di
questi primi passi evolutivi a cui noi abbiamo già accennato.
La rilevanza del secondo esperimento, quello dei canali ionici,
può essere capito meglio con il lavoro di un gruppo d'astrobiologi.
Loro sono conosciuti come 'bioastronomi', per lo scopo della ricerca
da loro fatta - principalmente con tecniche dell'astronomia. Questi
scienziati hanno fatto un tentativo di intercettare messaggi intelligenti
per ben quasi mezzo secolo.
Gli bioastronomi sempre hanno migliorato la loro capacità
di intercettare messaggi di essere gia' dotati di comportamento
intelligente.
Nelle commenti precedente già noi abbiamo suggerito che
l'evoluzione favorisce il comportamento intelligente, proprio
dal primo stadio della pluricellularita', come nell'esempio che
già conosciamo, quello della medusa.
L'equazione di Drake suggerirebbe una risposta positiva alla evoluzione
del comportamento intelligente a livello cosmico, Infatti, l'equazione
di Drake e' un prodotto di fattori che sono rilevanti per la presenza
di comportamento intelligente altrove nella galassia. Ad esempio,
N e' il numero di alberi della vita che hanno riuscito nella comunicazione
interstellare, f(p) e' la frazione di pianeti che possiedono di
essere viventi, dove la evoluzione ha riuscito a produrre una
specie intelligente, e cosi' via.
Il comportamento intelligente sarebbe indipendente dell' evoluzione
umana. Il progetto dei bioastronomi si chiama "progetto SETI",
già che in inglese questo vuol dire "search for extraterrestrial
intelligence". SETI punta su una soluzione abbastanza radicale
del problema della distribuzione della vita nell'universo.
6. Discusione
Alla fine di nostra semplice,
e frettolosa descrizione dell'astrobiologia, vale la pena sottolineare,
prima di lasciarVi, alcuni punti importanti:
C'e' una evidente relazione fra l'astrobiologia ed altri componenti
della cultura. In altre parole, il destino della vita nell'universo,
cioè uno dei suoi principali oggettivi, e' anche rilevanti
alla filosofia ed alla teologia naturale.Siamo costretti a considerare
una nuova visione dell'umanità inserita in un contesto
cosmico dovuto all'inesorabile progresso dell'astrobiologia verso
la scoperta di una seconda genesi.
Gia' nel medioevo queste domande erano evidente. Ad esempio, nell'atrio
della Basilica di San Marco a Venezia, il cupolino rappresenta
la Genesi, compresso l'origine dell'universo, la Terra, gli animali,
ed uomini.
Negli cerchi concentrici troviamo tutte le domande sull'origine
che la scienza dovrebbe rispondere.
Nella mia presentazione vi ho dimostrato che l'astrobiologia ha
questo scopo dal punto di vista scientifico.Forse una delle difficoltà
che ancora oggi trovammo, e' l'inserimento dell'evoluzione umana
nel contesto della vita sulla Terra, piu' di un secolo dopo la
morte di Darwin.
Ma c'e' di piu', i nostri origini si trovano al di la' di qualsiasi
linea evolutiva. Esse si trovano piuttosto nelle polvere di stelle:
La nebulosa planetaria NGC6543- Occhio di Gatto, ad esempio, e'
a 3,500 anni luce, nella costellazione del Dragone; essa rappresenta
la fase finale dell'evoluzione stellare, dove la nana bianca e'
al centro del gas intorno alla vecchia stella.
Gli elementi piu' pesanti formatosi nell'interiore della stella
nella prima fase della sua evoluzione, sono espulsi nello spazio,
per poi essere materia prima di nuovi sistemi solare, ed di nuova
vita.Senza dubbio, questa nuova visione dell'origine dell'uomo
e' sicuramente il maggior contributo che l'astrobiologia abbia
fatto alla cultura contemporanea.
7. Bibliografia
In italiano (livello divulgativo e introduttivo):
Chela-Flores, J. (1994). La vita nell'universo: verso una comprensione delle sue origini. Origini: l'universo, la vita, l'intelligenza. Compilatori F. Bertola, M. Calvani and U. Curi. Padova: Il Poligrafo (1994) p.p. 33 - 50.
Chela-Flores, J. and Pagan F. (1997). Da Marte a Europa: La vita e' un imperativo cosmico? Coelum 1, Settembre, 34 - 41.
Chela-Flores, J. (1999a).
(1) Gli alberi della vita. p.p. 43 - 50.
(2) Dialogo Carlo Maria Martini e Julian Chela-Flores, p.p. 65
- 68.
Carlo Maria Martini Orizzonti e limiti della scienza Decima Cattedra
di non credenti.
Compilatori Elio Sindoni e C. Sinigaglia. (Nella collana "Scienze
e Idee", di G. Giorello. Raffaello Cortina Editore: Milano.
Chela-Flores, J. (1999b). Dalla Luna alle lune. Kos. Rivista di medicina, cultura e scienze umane. Europa Scienze Umane Editrice, Milano, Vol. 166 (luglio), p.p. 34 - 38.
Chela-Flores, J. (1999c). Bioastronomia ovvero la ricerca di vita extraterrestre. L'intelligenza dell'universo. Compilatori Roberto Colombo, Giulio Giorello and Elio Sindone. PIEMME: Casale Monferrato, Italia. p.p. 108 - 117.
Inglese (livello introduttivo)
1. Articolo: Seckbach, J., Westall,
F. and Chela-Flores, J. (2000). Introduction to Astrobiology.
In: "Journey to Diverse Microbial Worlds: Adaptation to Exotic
Environments" , ed. Joseph Seckbach; a volume which is part
of the book series on Cellular Origin and Life in Extreme Habitats.
Kluwer Academic Publishers, Dordrecht, The Netherlands. Chapter
25, pp. 367-375:
http://www.ictp.trieste.it/~chelaf/ss3.html
2. Scuola Iberoamericaqna di Astrobiologia: Chela-Flores, J., Lemarchand, G.A. and Oro, J. (2000). Astrobiology: Origins from the Big Bang to Civilisation. Kluwer Academic Publishers: Dordrecht, The Netherlands. p.p. 336.
3. Libro introduttivo: Chela-Flores,
J. (2001). The New Science of Astrobiology From Genesis of the
Living Cell to Evolution of Intelligent Behavior in the Universe.
Kluwer Academic Publishers: Dordrecht, The Netherlands. pp. 279.
Information on the book:
http://www.wkap.nl/prod/b/0-7923-7125-9
In inglese (livello di ricerca):
Joan Horvath, Frank Carsey, James
Cutts, Jack Jones, Elizabeth Johnson, Bridget Landry, Lonne Lane,
Gindi Lynch, Julian Chela-Flores, Tzyy-Wen Jeng and Albert Bradley
(1997). Searching for ice and ocean biogenic activity on Europa
and Earth. Instruments, Methods and Missions for Investigation
of Extraterrestrial Microorganisms, (R.B.Hoover, Ed.), Proc. SPIE,
3111, pp. 490-500.
http://www.ictp.trieste.it/~chelaf/searching_for_ice.html
Chela-Flores, J. (1998). A Search
for Extraterrestrial Eukaryotes: Physical and Biochemical Aspects
of Exobiology. Origins Life Evol. Biosphere 28: 583-596.
http://www.ictp.trieste.it/~chelaf/searching_for_extraterr.html
Chela-Flores, J. (2001). Search
for microorganisms on Europa and Mars in relation with the evolution
of intelligent behavior on other worlds. European Space Agency
Special Report ESA SP 496, 219-222.
http://www.ictp.trieste.it/~chelaf/ss5.html
Chela-Flores, J. (2002). Can evolutionary
convergence be tested on Europa? (Second Workshop on Exo/Astrobiology,
Graz, Austria, September 16-19, 2002.) European Space Agency Special
Publication ESA SP 518 (2002), in press.
http://www.ictp.trieste.it/~chelaf/ss11.html
Chela-Flores, J. (2003a). Astrobiology's
Last Frontiers: Distribution and Destiny of Life in the Universe,
in "Origins", ed. J. Seckbach in the COLE series, Vol.
6, Kluwer Academic Publishers, 2003, Dordrecht, by invitation.
http://www.ictp.trieste.it/~chelaf/ss12.html
Chela-Flores, J. (2003b). Testing
Evolutionary Convergence on Europa. International Journal of Astrobiology
(Cambridge University Press), in press.
http://www.ictp.trieste.it/~chelaf/ss13.html